Alain Delon ci lascia, ma io credo che negli ltimi momenti della sua vita, in modo imprescindibile, abbia rivolto un pensiero speciale all’Italia e al Cinema italiano a cui doveva moltissimo, forse tutto.
Alain Delon ci lascia
E’ stato in Italia, con gli italiani che Delon l’uomo bellissimo con gli occhi di ghiaccio, ha dato il meglio e ha avuto le migliori opportunità di esprimersi. Non credo meravigli che Luchino Visconti se ne innamorò subito e lo volle in quella meraviglia in bianco e nero che è ancora oggi, Rocco e i suoi fratelli, anche lui folgorato dai suoi occhi. Come dargli torto, considerando che poi esplose il mito che si consacrò nell’altro capolavoro che è stato “Il Gattopardo”.
Una biografia di Delon da lui autorizzata spiega come Visconti fosse gelosissimo di Romy Schneider. E quanto ancora più deleteria per la loro unione sia stata la madre della Schneider stessa che lo definiva ” il ragazzotto francese”. Fu un amore grandissimo quello di Delon con la Schneider, che ad un certo punto abbandonò, causandole una ferita che non si rimarginò mai.
Il Gattopardo – Luchino Visconti
Il francese se ne pentì molto, ma oramai era troppo tardi. Tornando a Visconti, fu comunque il nobile italiano dalla cultura raffinatissima a dargli la grandissima notorietà e lo curava in maniera maniacale. Del resto lo faceva anche con gli altri attori, come Claudia Cardinale, che ricopriva di attenzioni. Come dimenticare Delon nella sua strepitosa interpretazione di Tancredi nel Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Film diretto appunto da Luchino Visconti e con un cast stellare (Burt Lancaster, Rina Morelli, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Serge Regeni…) Trasposizione cinematografica con cura ad ogni dettaglio storico e di ambientazione, di costumi, di un romanzo che ottenne fama internazionale ed attualissimo ancora oggi. Nel 1962 Luchino Visconti li diresse a teatro a Parigi in “Peccato che sia una sgualdrina” tratto dall’ opera del drammaturgo John Ford ‘Tis a Pity she’s a Whore rappresentata tra il 1629 ed il 1633.
Rocco e i suoi fratelli – Alain Delon ci lascia
Delon era un francese atipico, che adorava l’Italia e gli italiani visceralmente e sapeva che il meglio lo aveva dato con il Cinema d’autore del Bel Paese. Nella sua carriera ha alternato il cinema d’autore – a partire da “L’eclisse” di Michelangelo Antonioni dove affiancò Monica Vitti – a quello commerciale.
Delon in patria fu diretto da registi quali René Clement, Jean-Pierre Melville e Jacques Deray. Che ne fecero risaltare lo sguardo freddo e cinico, in contrasto con il suo volto angelico, rendendolo anche l’interprete ideale dell’antieroe noir di molti polizieschi. Per Melville fu il mafioso italoamericano Frank Costello in “Frank Costello faccia d’angelo”. Dette anche il suo volto al gangster Roger Startet ne “Il clan dei siciliani” di Herny Verneuil. Ma poi il ritorno nella sua patri d’adozione. Si cimentò in “Zorro” nel film di Duccio Tessari. Nel 1995 al Festival di Berlino, arrivò il meritato riconoscimento al talento.
L’eclisse di Michelangelo Antonioni
Arriva l’Orso d’oro alla carriera, mentre solo nel 2019 il Festival di Canne gli ha conferito la Palma d’oro alla carriera. E nel frattempo, nel 2012, gli era stato assegnato il Pardo alla carriera al Festival di Locarno. Addio Tancredi!