Renzo Piano, 80 candeline per l'architetto italiano più conosciuto al mondo e 40 per il suo unico e meraviglioso Beaubourg

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ARTE & CULTURA ITALIANI A PARIGI

Renzo Piano, 80 candeline per l’architetto italiano più conosciuto al mondo e 40 per il suo Beaubourg

Renzo Piano

Renzo Piano ha 80 anni. Cifra tonda quest’anno per l’archistar genovese, proprio come per una delle sue creature più note: il Beaubourg, meglio conosciuto come Centre Georges Pompidou. Ma andiamo per ordine.

Nascita di una (archi)star

Renzo Piano ha spento le 80 candeline lo scorso 14 settembre. Un traguardo importantissimo per l’architetto “umanista” che da sempre si considera un “uomo del fare”. Ma ad obiettivi notevoli Renzo Piano è abituato. Se volessimo percorrere la sua carriera, considerando solo gli eventi più rilevanti, troviamo al primo posto l’assegnazione del Pritzker Architecture Prize. Per rendere l’importanza del riconoscimento, potremmo dire che è il corrispettivo del Premio Pulitzer per il giornalismo. Renzo Piano lo ottiene nel 1998, prima di essere inserito dal Time nell’elenco delle 100 personalità più influenti al mondo e di essere nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Nel frattempo ci sono stati: l’incontro con Richard Rogers (partecipe di un lungo sodalizio), la ricostruzione di Potsdamer Platz a Berlino, “La Scheggia” a Londra. Ma anche lo stadio San Nicola di Bari, il restauro della basilica palladiana a Vicenza, il “Nemo” ad Amsterdam. E non ultimo il Centro nazionale di arte e cultura Georges Pompidou a Parigi.

I 40 anni del Beaubourg: 1977-2017

Una delle definizioni più realistiche del Centre Pompidou, data dallo stesso Renzo Piano è che «il Beaubourg è un gesto ribelle».

All’inizio degli anni ’70 il governo francese emana un bando per la costruzione di un centro culturale nel cuore del Marais. Renzo Piano e Richard Rogers, all’epoca poco più che trentenni, inviano il loro progetto e poi se ne dimenticano, continuano a dedicarsi ai lavori in corso in quel momento. Si scopre che tra 681 studi di architettura partecipanti, 20 persone su 20 della commissione hanno votato per il progetto firmato da Piano e Rogers. All’unanimità.

Nel salotto “buono” di Parigi – quel Marais storico e raffinato – sorge un edificio che secondo il New York Times «ha rovesciato l’architettura mondiale». Con i suoi tubi colorati a vista, la scala mobile rossa esterna, la struttura aerea e leggera che ricorda un bâtiment d’usine doveva incarnare l’idea di “fabbrica culturale”.

Il centro, interamente dedicato all’arte moderna, diviene uno dei simboli della città, oltre che dell’architettura mondiale del XX secolo. Su cinque piani, ognuno grande come due campi da calcio, accoglie ogni giorno circa 25000 visitatori. Contiene inoltre una fornitissima biblioteca, il Musée National d’Art Moderne e l’IRCAM – Istitut de Recherche et Coordination Acoustique/Musique.

Renzo Piano

La caratteristica scala mobile esterna del Centre Pompidou.

Il Centre Pompidou nei ricordi di Renzo Piano

Quel momento storico Renzo Piano lo ricorda così: «Eravamo nel ’71, a soli tre anni dal ’68, nel periodo in cui i musei erano luoghi noiosi e polverosi. Eravamo giovani e disubbidienti, forse anche leggermente maleducati. Però una cosa l’avevamo capita… che non aveva senso costruire un luogo di cultura tradizionale». E così fu.

Il Centro Georges Pompidou fu inaugurato il 31 gennaio 1977. Sono passati esattamente 40 anni. La folla, leggermente stizzita dalla provocatoria modernità dell’edificio, accorse numerosa.

Ma i parigini si sa, sono fatti così. Come anche per la Torre Eiffel nel 1899, ci hanno messo un po’ per metabolizzare il nuovo moderno simbolo della Ville Lumière. Una volta rotto il ghiaccio però sono stati capaci di mostrare tutto il loro orgoglio per l’istituzione che nell’intento originario doveva arginare il declino di Parigi sulla scena artistica internazionale della fine degli anni ’60.

Renzo piano e Parigi: i progetti futuri

Oggi, nel 2017, ci sono quindi due compleanni importanti da festeggiare a Parigi: i 40 anni del Beaubourg e gli 80 anni del suo creatore Renzo Piano. Proprio così, perché da quella avventura partita nel 1971, Piano è rimasto a Parigi. È qui infatti che ha trasferito in pianta stabile il suo studio (uno dei tanti), al 34 di rue des Archives, a due passi dalla sua opera nel cuore della città.

E al di là di questi 80 anni vissuti sulla cresta dell’onda dal punto di vista creativo, nel futuro di Piano c’è ancora Parigi. Il Palazzo di Giustizia da lui progettato è appena stato completato e accoglierà dal 2018 il tribunale della capitale francese. La scelta di Clichy-Batignolles per questo nuovo progetto non è casuale. L’eco-quartiere in divenire che accoglie la struttura di Renzo Piano è infatti perfettamente in linea con i principi che lui ha sempre professato: urbanità, civiltà e soprattutto sostenibilità.

Renzo Piano, 80 candeline per l’architetto italiano più conosciuto al mondo e 40 per il suo Beaubourg ultima modifica: 2017-09-20T19:27:45+02:00 da Serena Mascoli

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