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PARIGI DA SCOPRIRE VIVERE A PARIGI

Tati chiude definitivamente: la fine di un’era dal concept iconico

Tati - negozio con insegna

Ormai è notizia certa: il celebre negozio Tati, uno dei simboli di Parigi soprattutto in passato, chiude definitivamente i battenti. È capitato a tutti – parigini e turisti – di intravedere, passando per Barbès con la linea della metropolitana sopraelevata, la svettante insegna con il logo blu su sfondo vichy bianco e rosa. Purtroppo gli ultimi avvenimenti di attualità hanno dato il colpo di grazia a un gruppo già da tempo in difficolta. Il movimento dei gilet gialli, gli scioperi di dicembre e infine il Covid19 hanno progressivamente ma inesorabilmente causato un calo delle vendite di un drastico 60%.

Tati, le “Galeries Lafayette dei poveri”

Con la nomea di “Galeries Lafayette dei poveri”, coniata dal suo stesso fondatore, Jules Ouaki giovane immigrato tunisino, Tati dal 1948 propone soprattutto nel dopoguerra un concept innovativo e originale. E questo in una città di boutique esclusive in cui all’ingresso si era accolti da una commessa disposta a esaudire ogni richiesta. Tati invece metteva tutto a disposizione del cliente, come in un bazar metropolitano, in cui le avventrici potevano curiosare negli enormi cestoni disposti all’ingresso del negozio per scovare il tesoro pas cher. Molto prima di H&M, dunque, a Parigi c’era Tati, talmente popolare da rientrare a pieno diritto nelle guide turistiche. Nel 1987 alla morte di Ouaki, Tati si espande inaugurando Tati Or, Voyage, Optique, Mariage e sbarcando sulla Fifth Avenue di New York

Tati - Il proprietario di Tati nel suo negozio
Jules Ouaki nel suo negozio a Barbès. Foto ©Facebook.

Gli anni ’60 e ’70, gli anni d’oro

Ma cosa ha rappresentato Tati per le migliaia di parigini che nei decenni hanno varcato le sue soglie? Innanzitutto la svolta per Barbès-Rochechouart, che da semplice quartiere ha ereditato una vera e propria identità urbana, un marchio di libertà e modernità. Gli anni ’60 e ’70 hanno visto quel negozietto di 50 m2 ingrandirsi fino a occupare una superficie di 3000 m2. Erano i tempi in cui giovani e adolescenti erano disposti a ore di fila per i loro acquisti da Tati. Pepite imperdibili, jeans di tendenza, pezzi kitch, modelli da modificare per un outfit assolutamente originale. Insomma, più cheap che chic, ma da avere assolutamente. Erano i tempi in cui a Parigi si vedevano dappertutto le borse in tela firmate Tati, capienti, resistenti, lavabili. Sulle spiagge francesi, chi appariva con il logo azzurro sulla borsa era automaticamente parigino, anche se turista o solo di passaggio.

Gli anni’80: nasce lo streetwear

Alla fine degli anni ’80 Tati è il luogo più visitato di Francia dopo la torre Eiffel.  The place to be, insomma, un po’ come il leggendario negozio Fiorucci a Milano nello stesso periodo. La prima linea di prêt-à-porter risale al 1990, sotto il nome di “La rue est à nous”. Vi ricorda qualcosa, vero? Lo slogan è ancora rivoluzionario come negli anni ’60, ma ora rappresenta la nascita dello streetwear nella città madrina dei marchi di lusso. Di qui, poi, la collaborazione con Azzedine Alaïa, trasformando quel motivo a quadretti bianchi e rosa in elemento di ispirazione di lì a venire. 

Tati - La clientela di Tati
Tati negli anni ’70, quando la gente faceva la fila per entrare. Foto ©Facebook.

Tati e la fine di un’epoca

Negli anni, infine, troppi presupposti hanno modificato, fino a intaccarla, la leggenda Tati. All’inizio degli anni 2000 la concorrenza del nuovo che avanza si fa spietata. Zara, H&M e così via rosicchiano pian piano la clientela storica di Tati. Con l’acquisto da parte di Eram si tenta un processo di modernizzazione, ma i bei tempi sono ormai passati. Il gruppo non riesce a risollevarsi fino, appunto, al recente epilogo. 

Cosa rimane di tutto ciò? Il rimpianto sui social di tanti ormai ex giovani nostalgici che ricordano un episodio legato a Tati: la gita a Parigi con la mamma, quell’abitino preso per il primo appuntamento della vita, i sabati mattina al posto della scuola… Dopotutto, Tati rimarrà per sempre un pezzo di storia dei parigini. 

Tati chiude definitivamente: la fine di un’era dal concept iconico ultima modifica: 2020-08-17T09:07:44+02:00 da Serena Mascoli

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