Fabrizio De André e una cantata anarchica a vent'anni dalla scomparsa.

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VIVERE A PARIGI

De André, vent’anni dalla scomparsa. Cinque canzoni e una cantata anarchica

Fabrizio De André

Vent’anni senza Fabrizio De André.

«Se oggi siete tristi, ricordatevi che la Terra ha oltre quattro miliardi di anni e voi avete avuto la fortuna di esistere contemporaneamente a David Bowie». Questa frase, pubblicata nel libro Polvere di stelle: Il glam rock dalle origini ai giorni nostri si riferisce a Bowie, un altro grandissimo, scomparso il 10 gennaio. Quasi in contemporanea a De André. Ecco, io penso che lo stesso concetto si possa estendere anche a Faber, come amava chiamarlo Paolo Villaggio, suo grande amico e co-autore di alcuni dei suoi brani più irriverenti. Chi ha avuto il privilegio di condividere almeno un pezzo di storia dell’umanità con il cantautore genovese sa cosa possa essere quel senso di orfanilità a vent’anni dalla scomparsa, sopraggiunta quell’11 gennaio 1999 a Milano.

Fabrizio De André: la costruzione di un mito

Quarant’anni di canzoni, di poesia, di reietti, anarcoidi e prostitute, di “mai ascoltato prima in Italia”, di immagini così limpide nella loro ovvietà da risultare assolutamente folgoranti se uscite dalla penna di De André. Come quel manifesto che è divenuto “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”, estrapolato da Via del Campo del 1967. Chimica che attraverso la voce di Faber diventa poesia.

E dopo? Dopo c’è stata la lenta ma definitiva costruzione del “mito”. A iniziare dall’istituzione del premio Fabrizio De André e dai concerti-tributo con la partecipazione di artisti, compagni e amici. Includendo le infinite reinterpretazioni dei suoi brani da personalità come Patti Smith, Franco Battiato, Afterhours e così via. Nel 2005 Morgan rispolvera il capolavoro che fu Non al denaro non all’amore nè al cielo nel 1971, liberamente ispirato all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

 

Cantata anarchica a Parigi

Ma forse le iniziative più significative sono quelle viscerali che arrivano dal basso e sgorgano spontanee. Già da qualche anno a Milano c’è l’usanza di raccogliersi l’11 gennaio in piazza Duomo con qualche chitarra e un po’ di vino per una cantata anarchica in onore del cantautore ligure. E grazie alla forza del passaparola e a quella ancora più prorompente dei social, l’iniziativa ha travalicato i confini italiani. Infatti anche Parigi ha avuto ieri sera, in commemorazione di quel lunedì di vent’anni fa, la sua cantata anarchica. In square du VertGalant, studenti, famiglie, qualche testa brizzolata e molte chitarre si sono raccolti per intonare tutti insieme i brani di De André. La presenza francese non è mancata perché, sì, De André è amato anche qui, e non solo per i suoi ripetuti omaggi allo chansonnier francese Georges Brassens.

Sei canzoni in ordine sentimentale sparso

Naturalmente anche noi di ItParigi vogliamo dare il nostro contributo con una piccola selezione di sue canzoni, le nostre preferite. Non Bocca di Rosa, non La guerra di Piero. Alcune forse meno conosciute all’interno dell’immaginario popolare ma altrettanto intense, forse più intimiste. In ordine sentimentale sparso.

Un malato di cuore (Non al denaro non all’amore nè al cielo, 1971)

Morire d’amore, morire di cuore o di felicità. Non credo che chiesi promesse al suo sguardo, / non mi sembra che scelsi il silenzio o la voce, / quando il cuore stordì e ora no, non ricordo / se fu troppo sgomento o troppo felice […] Ma che la baciai questo sì lo ricordo / col cuore ormai sulle labbra, / ma che la baciai, per Dio, sì lo ricordo, / e il mio cuore le restò sulle labbra.

Giovanna D’Arco (Canzoni, 1974)

Il rifacimento del brano di Leonard Cohen del 1971 è chiaramente una canzone contro la guerra attraverso un dialogo serrato tra la Pulzella d’Orleans e il fuoco, tra la solitudine e la passione.

 

Prinçesa (Anime salve, 1996)

La storia della “transgenere” Fernanda Farias de Albuquerque, raccontata da Faber per la prima volta nel panorama musicale italiano.

Khorakhané (a forza di essere vento) (Anime salve, 1996)

Ancora un brano da Anime salve, una dichiarazione d’amore al popolo Rom “da insignire con il Nobel per la pace per il solo fatto di girare per il mondo senza armi da oltre 2000 anni”.

Il sogno di Maria (La buona novella, 1970)

Un concept album coraggioso per l’epoca, basato per buona parte sullo studio dei vangeli apocrifi, in cui la figura di Maria emerge in tutta la sua umanità. In particolare in questo brano, in cui la visita dell’arcangelo Gabriele assume le sfumature di un incontro amoroso e onirico.

Hotel Supramonte (Fabrizio De André, 1981)

La canzone forse più delicata di Fabrizio De André, che racconta del sequestro di cui fu vittima insieme alla sua compagna Dori Ghezzi nel 1979.

 

Foto di copertina: ©Fabrizio De Andre (Facebook).

De André, vent’anni dalla scomparsa. Cinque canzoni e una cantata anarchica ultima modifica: 2019-01-12T14:33:30+01:00 da Serena Mascoli

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