Luigi Ghirri: Parigi dedica una retrospettiva al fotografo italiano.

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Luigi Ghirri: la retrospettiva a Parigi del fotografo italiano

Luigi Ghirri

Il 12 febbraio si inaugura a Parigi un’importante retrospettiva dedicata a uno dei più grandi fotografi italiani del ’900. Luigi Ghirri: Cartes et territoires avrà luogo dal 12 febbraio al 2 giugno 2019 alla Galleria Nazionale dello Jeu de Paume. La mostra si concentra su un unico decennio: quello degli anni ’70. Siamo dunque agli albori della carriera fotografica di Luigi Ghirri, avviata proprio agli inizi di quella decade.

Luigi Ghirri: l’importanza del colore

Figlio della guerra, nato nel 1943 nella provincia emiliana, Luigi Ghirri inizia a fotografare tra gli anni ’60 e ’70. In questo periodo iniziale, in cui la fotografia d’autore – anche quella di moda – doveva quasi necessariamente essere in bianco e nero, Ghirri produce un’importante serie di immagini che ricorda nei colori e nelle composizioni la semplicità delle istantanee realizzate dai nostri genitori o dai nostri nonni proprio nel corso di quei decenni. Immagini in cui il colore riacquista nuovamente e finalmente una sua dignità, con viraggi al giallo o al rosso, come nella pubblicazione Kodachrome del 1978. Solo in seguito i suoi colori si affievoliranno per divenire sulle spiagge, nelle piazze, rarefatti e soffusi ai limiti della sovraesposizione. Nel frattempo Luigi Ghirri entra in contatto con personalità che umanamente e professionalmente avranno un’influenza fondamentale su di lui: innanzitutto Gianni Celati, ma anche Arturo Carlo Quintavalle, Lucio Dalla, Aldo Rossi.

La riscoperta del paesaggio

Ma chi è stato Luigi Ghirri? Perché la sua figura di fotografo è ancora così poco conosciuta in Italia e all’estero a più di 25 anni dalla scomparsa? Come mai la sua opera non è ancora protagonista della scena espositiva fotografica? Come per molti altri artisti, ovviamente, la personalità fotografica di Luigi Ghirri si sottrae a definizioni approssimative. Potremmo però iniziare con il dire che Ghirri rappresenta essenzialmente un nuovo sguardo sul paesaggio italiano a partire appunto dagli anni ’70 che troverà il suo apice in Viaggio in Italia del 1984, una necessità di indagare il territorio scrutandone i dettagli più riposti e un legame forte e sentimentale con la provincia italiana fatta di campagna e nebbia in cui affondano le nostre radici.

La poetica della “provincia”

È attraverso l’occhio fotografico di Luigi Ghirri che i paesaggi si trasformano, ritratti come volti, all’alba o al tramonto. E come le mille espressioni di un volto umano, ecco che anche il cielo svela le sue mille sfumature. Luigi Ghirri lo ritrae ogni giorno, per 365 giorni senza una foto uguale a un’altra.
Così anche la provincia un po’ ai margini e quasi deserta si adegua a essere insediamento umano. I segni evidenti sono fatti da simboli-feticcio di un certo modo, potremmo dire modesto, di concepire il tempo libero. Tuttavia lo sguardo di Ghirri non è mai giudicante. Registra una forma per quello che è: nei dettagli nascosti ma reali, secondo una poetica malinconica ma benevola. E quindi nelle inquadrature di Ghirri rientrano a pieno titolo insegne, segni, geometrie. Forme semplici, insomma, che includono anche l’elemento umano mai protagonista assoluto, solo ripreso in atteggiamento di interazione con il paesaggio stesso.

Luigi Ghirri

Luigi Ghirri, Marina di Ravenna, 1972, dalla serie Kodachrome. Foto: ©Jeu de Paume (Facebook).

Cartes et territoires, la retrospettiva che il Jeu de Paume dedica a Luigi Ghirri

Tornando alla retrospettiva Cartes et territoires, sicuramente protagoniste saranno le mappe geografiche del progetto Atlante del 1973, uno dei primi importanti temi a cui Luigi Ghirri si avvicina. Senza dimenticare Colazione sull’erba del triennio 1972-1974 e la serie Italia ailati (1971-19719) di cui diceva: “Ho fotografato oggetti definiti Kitsch, perché in essi spesso si legge dello scarto e della differenza tra la copia e il vero, tra il passato e il desiderio della sua immagine al presente. Seguendo poi l’etimologia della parola [kitsch], e i significati inizialmente propri al termine e cioè la variazione di scala, duplicazione, non vero, ripetizione identica, ideologia dell’analogo, non si potrebbero anche catalogare come inevitabile Kitsch tutte le fotografie?”.

Nella foto di copertina: Luigi Ghirri, Pescara, 1972 ©Jeu de Paume (Facebook).

Luigi Ghirri: la retrospettiva a Parigi del fotografo italiano ultima modifica: 2019-02-12T17:41:22+01:00 da Serena Mascoli

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