Point Zéro: la mostra a Parigi e l'intervista all'artista Lulù Nuti.

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ARTE INTERVISTE

Point Zéro: la mostra a Parigi e l’intervista a Lulù Nuti

Expo Point Zero

Point Zéro è una mostra tutta al femminile inaugurata da pochi giorni a Parigi. Si tratta di cinque artiste, riunite dalla galleria Chloé Salgado, che espongono i loro lavori dal 16 marzo al 20 aprile.

Léa Dumayet, Katya Ev, Mara Fortunatović, Joanna Zimmermann e Lulù Nuti danno vita a un coro “artistico” a più voci basato sulle contaminazioni reciproche. Ed è proprio con Lulù – avevamo già parlato del suo progetto Calcare il Mondo – che abbiamo fatto un’interessante chiacchierata, partendo proprio da Point Zéro.

La mostra nasce come un incontro tra cinque donne, cinque donne artiste. Cosa caratterizza secondo te la collaborazione femminile in campo artistico?

In questo periodo si parla molto di mostre «di donne». Penso che sia un discorso che vada strutturato e presentato adeguatamente, altrimenti si rischia di cadere in una retorica di categorizzazione superficiale. Insistere unicamente sul sesso e non sulla ricerca può essere pericoloso e controproducente per la causa – che esiste e va trattata con l’attenzione che merita.  Sono convinta che esista un approccio «femminile» al mondo ma questo può manifestarsi in un essere di sesso maschile, e viceversa.  Per quanto riguarda la mostra, l’essere donne è probabilmente quello che ci ha fatto incontrare e diventare amiche ma l’aspetto che ci ha fatto desiderare di esporre insieme è la natura delle nostre rispettive ricerche. In questo senso nella mostra di Point Zéro siamo tutte artiste con un rapporto molto particolare con la materia. Ma soprattutto si parla di una complicità costruita con gli anni, di discussioni che si rivelano in dettagli e in maniera indiretta, influenzandoci a vicenda e influendo sull’evoluzione delle nostre rispettive pratiche.

 

Point Zero

Lulù Nuti, Simul et Singulis, in mostra in occasione della mostra collettiva Point Zéro. Foto ©Bruno Gabriel Martin.

 

Qual è il ruolo che una città come Parigi può avere in collaborazioni di questo tipo?

A Parigi – a differenza di Roma per esempio – si vive molto nelle case, si creano queste ricorrenze, questi rendez-vous, in luoghi privati, propizi a scambi lunghi e profondi. Per questa particolarità si creano rapporti molto intimi e strutturati nel tempo, come, appunto, quello che unisce il gruppo di artiste della mostra.

Come per il progetto Calcare il Mondo, anche in questo tuo contributo per Point Zéro il riferimento all’elemento naturale è evidente. C’è un fil rouge che tendi a far emergere?

Il mio lavoro si basa su una percezione del mondo contemporaneo che suscita in me, come essere umano, un sentimento di responsabilità e impotenza.
In quanto artista, è questa dualità che esploro, in tutti i miei lavori. Ovviamente questo filo conduttore presenta vari strati di lettura e tematiche correlate, come il ricordo e la memoria. Per essere più precisi, in Calcare il Mondo non c’era nessun riferimento diretto alla natura: ritrovandosi di fronte a una rappresentazione del mondo come contenitore, era lo spettatore che, per associazione, la immaginava e la proiettava. In questa mostra presento invece un lavoro di cui la matrice è un elemento naturale concreto, preciso e riconoscibile (alveare) immortalato grazie al  bronzo. Se nella prima mostra la matrice era assente fisicamente ma percepibile attraverso «un vuoto», nella proposta per Point Zéro, l’oggetto ricordato è scomparso, lasciando posto a un suo avatar pesante e di un materiale potenzialmente infinito.
Con quest’opera, intitolata Simul et singulis, volevo mettere in risalto l’idea di un mondo contemporaneo che scivola verso il rimpianto del passato, più che verso una proiezione nel futuro. Una società in cui la linearità del tempo è cambiata, e con essa il peso della realtà che lo attraversa.

Point Zéro: la mostra a Parigi e l’intervista a Lulù Nuti ultima modifica: 2019-03-22T12:13:44+01:00 da Serena Mascoli

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