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Deux: l’intervista a Filippo Meneghetti e il César per la miglior opera prima

Deux Locandina Meneghetti

Deux, il primo lungometraggio di Filippo Meneghetti, ha ricevuto l’ambitissimo César 2021 per la miglior opera prima. Nominato ai Golden Globe come miglior film straniero, vincitore dei Lumières 2021 nelle categorie miglior opera prima e miglior attrice protagonista per le due attrici (Martine Chevallier e Barbara Sukowa), Deux è stato selezionato per rappresentare la Francia nella corsa agli Oscar 2021. Abbiamo incontrato l’italianissimo Filippo Meneghetti, regista e sceneggiatore del film e abbiamo avuto il piacere di intervistarlo.

Nasci in Veneto, lavori a New York, studi regia e antropologia a Roma e nel 2011 decidi di venire a vivere a Parigi. Non si può davvero dire che tu non sia un cittadino del mondo! Come mai hai scelto di venire a vivere a Parigi?

Mi sono trasferito a Parigi per amore, visto che la mia compagna è francese. Però devo dire che abitavamo insieme a Roma e senz’altro ha contato l’insoddisfazione per le prospettive che ci poteva offrire l’Italia se volevamo continuare a lavorare entrambi nella cultura. Inoltre, confesso che essere straniero è una cosa che mi ha sempre interessato, poi purtroppo, c’è straniero e straniero, essere italiano in Francia oggi non è certo difficile, ci sono provenienze e situazioni ben diverse… 

Il tuo (bellissimo) film Deux, tratta una tematica profonda, delicata e ancora troppo spesso tabù, l’amore omosessuale tra due donne anziane. Come nasce la scelta di questo tema?

L’idea di fare un film con una storia di questo genere nasce perché negli anni della mia formazione sono stato testimone di situazioni molto dure accadute a persone che hanno contato molto per me, visto che sono quelle che mi hanno passato la passione per il cinema. Volevo in qualche modo rendere loro omaggio, anche se la storia del film è completamente inventata. Un’altra questione che mi ha spinto a lavorare al progetto è l’idea di produrre delle immagini che mancano, delle storie che non trovano spazio nella sfera della rappresentazione. Dare una rappresentazione onesta dell’invecchiamento, mostrare dei corpi diversi da quelli che ci sono sempre propinati, dei corpi che senza essere perfetti sono pieni di vita, di emozione… è una responsabilità che sento in quanto cineasta. 

Il trailer del film Deux, di Filippo Meneghetti

Firmi la sceneggiatura di Deux insieme a Malysone Bovorasmy, quanto ha influito avere più punti di vista interculturali nell’affrontare i temi del film? 

Credo profondamente all’importanza della dialettica nella creazione, a maggior ragione nel cinema. Si tende, a maggior ragione in Francia a causa dell’influenza della nouvelle vague e della politique des auteurs, a considerare un film come l’opera di una sola persona. 

Nella realtà del lavoro non è assolutamente così. Le collaborazioni sono fondamentali e in questo senso lavorare alla sceneggiatura con Malysone ha senz’altro influenzato profondamente il film, in molti modi diversi. Deux è un film di donne, e nella costruzione dei personaggi Malysone ha portato moltissimo in termini di sensibilità e sguardo. Ma il suo apporto non si limita a questo, il lavoro di sceneggiatura è continuato a fasi alterne per tutti e cinque gli anni che sono stati necessari a finanziare il film, quindi lascio immaginare quante conversazioni, immagini, riscritture, rielaborazioni del materiale narrativo… inoltre per me scrivere i dialoghi in francese resta complicato, appunto per le sottigliezze culturali che possono mancare a qualcuno che come me è arrivato in Francia a trent’anni… 

Il César è il premio più ambito del Cinema francese. Come vivi questo riconoscimento per il tuo primo film Deux?

Chiaramente è una grande gioia. Fra l’altro è arrivato alla fine di un anno e mezzo in cui la vita del film è andata oltre ogni nostra più rosea aspettativa, un po’ come la ciliegina sulla torta. Una gran bella ciliegina quando ci penso… scherzi a parte, è stata una grande soddisfazione per me come per i produttori (N.d.R. Paprika Film: Laurent BaujardPierre-Emmanuel Fleurantin). Siamo tutti al primo lungometraggio, è stata un’avventura lunga e difficile, e grazie ai riconoscimenti che il film ha ricevuto speriamo ora di avere la possibilità di rifare un altro film, magari con qualche difficoltà in meno. Alla fine poter fare cinema è in sé una grande fortuna.

Filippo Meneghetti Sukova E Chevallier
Filippo Meneghetti con le protagoniste del film: Martine Chevallier e Barbara Sukowa
(foto © Facebook)

Se potessi rinascere nelle vesti di un regista italiano del passato, chi saresti e perché? 

La storia del cinema italiano è talmente straordinaria e così piena di mostri sacri di cui onestamente mi imbarazza anche solo citare il nome… diciamo che prima o poi mi piacerebbe essere capace di fare un film allo stesso tempo fortemente politico e popolare, come faceva Elio Petri negli anni Settanta, penso per esempio a Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il cinema d’autore italiano aveva questa straordinaria capacità di parlare ad un gran numero di persone senza rinunciare alla qualità della proposta, sia formale che contenutistica… Sarebbe veramente bello essere capaci di recuperare quella forza, quello slancio. 

Tra gli autori italiani di oggi, con chi ti piacerebbe collaborare?

È difficile dire in che termini potrei collaborare con un altro regista, senza dubbio in Italia oggi lavorano cineasti che stimo molto, se proprio dovessi fare un nome in particolare direi Pietro Marcello

Qual è il quartiere di Parigi che ti ispira di più?

Ho lasciato Parigi di recente dopo nove anni, spinto ad andarmene dalla pandemia che mi ha “consigliato” di spostarmi, almeno momentaneamente, nel Sud della Francia. Ho vissuto molti anni nel diciannovesimo arrondissement, tra il canal de l’Ourcq e les Buttes Chaumont, e resto molto legato a quella parte di Parigi in cui ho tantissimi ricordi. 

A quando il prossimo film?

Non saprei, al momento sto cercando di trovare l’idea giusta, che mi sembra essere il passo fondamentale. Cerco di non avere fretta, di sentire bene quale sia la direzione di cui io mi possa dire convinto, ma insomma, spero di metterci un po’ meno che con Deux… 

Grazie Filippo e un enorme in bocca al lupo da tutta la redazione di itParigi.

Viva il cinema e speriamo di poter tornare presto nelle sale!

Deux: l’intervista a Filippo Meneghetti e il César per la miglior opera prima ultima modifica: 2021-04-06T09:30:00+02:00 da Elisa Alessandro

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